Caro Lettore,
ho pensato spesso alle leggende che ci raccontano sulla creatività, sull’essere creativi, sul genio folle, dannato e sregolato, sull’uso di materiali colorati solo fino a una certa età e sono tutte storie che tarpano le ali, che irrigidiscono e che possono bloccarci.
Seth Godin mi ha insegnato, negli anni in cui mi sono messa a studiare personal branding, che esistono molteplici meccanismi che la società usa per renderci tutti dei bravi soldatini, per renderci in sostanza tutti impauriti e poco sperimentatori perché meglio è invece il classico lavoro e la casa con giardino (che poi oggi chi può permettersi tanto facilmente, e con le proprie forze, una casa con giardino?).
I tempi sono cambiati però ancora oggi aleggia un animo conservatore nelle famiglie e nella gente italiana che non comprende i nuovi lavori, che ormai nuovi non sono più, e che non spinge al volere di più dalla propria vita e anche dal proprio lavoro, che non dovrebbe rappresentare solo una mera fonte di guadagno e poi tutti a casa a preparare la cena. L’animo conservatore non esalta, affossa. L’animo conservatore non incita a fare di più ma si accontenta. L’animo conservatore non comprende che l’essere creativi è uno zaino che appartiene a tutti, basta scegliere di indossarlo e di non lasciarlo parcheggiato chissà dove.
Però poi ci pensa Elizabeth Gilbert, lei che di zaini creativi è esperta, a ricordarci che chiunque faccia qualcosa di creativo è un creativo e anche Pierce con la sua frase “per vivere una vita creativa dobbiamo perdere la nostra paura di essere in errore”. Perché sta tutto qui in una sola parola: paura.
Abbiamo paura di non essere abbastanza bravi, capaci, talentuosi, all’altezza dell’altro che ho visto su Instagram (che ti ricordo che sceglie di farti vedere solo quello che vuole lui).
Abbiamo paura di essere troppo grandi per decorare l’agenda con colore e sticker e di venir derisi poi da compagni di vita e amici che fanno quella battuta non perché sono cattivi ma perché non comprendono. Hanno scelto una strada più chiusa, quella che segue la dottrina del soldatino e delle fasi di vita prestabilite.
Anni fa, era il 2017, ed ero andata a Il Mondo Creativo a Bologna come visitatrice curiosa che vuole entrare in un mondo nuovo. L’anno dopo avrei iniziato a lavorare per BolognaFiere e fatto proprio lì il mio primo workshop.
Nel 2017, camminando per gli stand, incontrai vari creativi che seguivo su Instagram. A uno di questi confidai che mi sarebbe piaciuto tanto creare qualcosa di mio, come brand, tra disegni, workshop e prodotti digitali.
La sua risposta fu “ma tu non sei un’illustratrice o una grafica, non so se ce la farai”.
Quella frase ancora me la ricordo perché mi aveva un po’ demotivata però, era vero, io non avevo nessuna qualifica professionale, dove sarei potuta andare? E invece sono andata con il mio zaino creativo a studiare, a imparare dai migliori seguendo il loro lavoro a testa bassa perché sì, non sono un’illustratrice e nemmeno una grafica e non sono dotata di una grande manualità, ma ho sempre avuto quaderni pieni di idee.
La mia Signorina Creatività non mi ha mai abbandonata perché ho sempre avuto fiducia in noi. Ho sperimentato, ho fatto esercizio ogni santo giorno perché, come dice Sabrina, “la storia dell’ispirazione improvvisa è sopravvalutata“.
Essere creativi è la volontà di applicarsi in qualcosa per 15 minuti perché 15 minuti sono tantissimi e, sì, bastano per divertirsi e stare bene con se stessi.
Essere creativi è anche come direbbe Zuccaviolina, in un suo vecchissimo post dall’intro magico, “non avere paura di fare errori, per due motivi: il primo è che sbagliare è inevitabile, e il secondo è che è di gran lunga il modo migliore per imparare“.
Essere creativi è credere che lo sei anche tu a prescindere da ciò che dicono gli altri e la voce delle tue paure. Tu sei più importante di loro e meriti di portare in giro anche tu il tuo zaino creativo.
Valina