Caro Lettore,
se un anno fa mi avessero chiesto cosa fosse la connection economy non so se avrei risposto correttamente. La verità è che solo adesso mi rendo conto di quanto mi abbia aiutata e di quanto mi stia ancora aiutando e di quanto probabilmente continuerà a farlo.
“Il web è una macchina per mettersi in contatto, e chiunque oggi abbia un laptop o uno smartphone è connesso più o meno con tutti… La connection economy ha alterato le modalità con cui troviamo lavoro e il nostro atteggiamento quando lo abbiamo trovato”, parole di Seth Godin in Quel pollo di Icaro.
Sto scrivendo questo post circondata dall’odore delle pagine di Signor Godin e mentirei se non ti dicessi che donano una carica e una spregiudicatezza tale da render fiero il loro creatore.
Ho deciso di raccontarti cosa ho imparato dalla connection economy perché spero di ricoprirti di carica positiva, di quella magia che io a volte non ho avuto.
1. Ad avere coraggio, se avere coraggio significa raccontare la propria storia, senza sottrarsi alla critiche. Facebook non mi piaceva, mi sembrava una superflua vetrina di persone arrabbiate e di impavidi spioni. Ho imparato a seguire persone stimolanti e interessanti dal punto di vista umano e lavorativo. Ho scoperto che Facebook è sì una vetrina ma una di quelle bellissime, alla Harrods style. Ci sono gruppi di persone piene di idee che, tutti i santi giorni, offrono contenuti ricchi di informazioni intelligenti. Basta saper scegliere.
2. A essere meno timida e a non aspettare nessuno. Mi piace raccontarmi ma un tempo questo mi faceva paura. Non ti nego che ancora adesso ho la tendenza a volermi nascondere ma ho scoperto che si apprende molto di più a condividere post e immagini.
A volte non piacciamo e a volte piacciamo proprio perché ci mostriamo in tutta la nostra autenticità. Questa è una vittoria.
3. A creare contatti. Creare contatti è bellissimo. I contatti sono persone che, se sarai fortunato, conoscerai anche di persona. Sono persone che potrebbero offrirti un lavoro, la loro storia e cultura. Miglioriamo se non abbiamo la pretesa di credere di sapere tutto e se combattiamo per crescere ogni giorno della settimana.
4. Ad avere pazienza e ad amare i dubbi che mi tormentano. Far crescere Valinapost.it ha richiesto pazienza e impegno costante, coppia che tiene compagnia a blogger, giornalisti e a tutti quelli che scelgono di lavorare nel web. Pazienza perché sono ancora posizioni che non tutti comprendono e che sanno gestire. Per molti è un gioco. Grazie a questo “gioco” molti come me trovano lavoro e passo dopo passo crescono, migliorano e continuano a migliorare.
Pazienza perché è difficile essere speciali e perché non sempre un contenuto è vincente anche se ci appare tale.
5. Ho iniziato a evitare chi non crede nel mio lavoro. Ho sempre dato importanza all’opinione di tutti. Credevo che questo significasse essere adulta. Finivo per dare peso solo ai giudizi negativi e di conseguenza amavo meno quello che facevo, davo uno schiaffo al mio impegno con noncuranza. Non è giusto, ho sbagliato. Non devi fare il mio stesso errore.
Ascoltare i consigli e le critiche costruttive è fondamentale ma dare peso a quelle che vogliono buttarti giù a prescindere non va bene. Spesso le persone non capiscono quello che fai e giudicano perché ignorano. Giudicano perché quello che è lontano dal loro quotidiano è, a prescindere, assurdo e non accettabile.
Ho imparato che si fanno grandi cose quando tendiamo a circondarci di gente luminosa, positiva e aperta. Credere al formicolio che sentiamo quando mettiamo passione in un progetto e in un lavoro dovrebbe essere un dovere.
Succedono un sacco di cose belle quando seguiamo i nostri sogni e ci lasciamo trasportare dalla connection economy, non sei d’accordo con me?
Valina
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